Ha vinto il buon senso

Nella controversia sulla salvaguardia delle competenze del Notariato, i principali interventi critici sono giunti in primis da associazioni di consumatori e da una parte della stampa.

Di fronte alle critiche, ragionate, istintive o esagerate, che sono piovute sugli emendamenti di abrogazione dell’art. 28 del disegno di legge per la concorrenza ed il mercato (atto 3012 della Camera dei Deputati), addebitandone la responsabilità alla lobby notarile, più forte del parlamento (un lettore di Italia Oggi) e munita di potenza di fuoco pari a quella della Luftwaffe (Alessandro De Nicola), forse è il caso di ricordare che le critiche più feroci avanzate contro il disegno di legge sono venute dalle associazioni di consumatori ed altre, più asettiche, sono state avanzate da organi di stampa (cartacei od elettronici) e sono state espresse perfino in un convegno sull’argomento, organizzato dall’Autorità Garante per Concorrenza ed il Mercato, la quale, per inciso, non aveva chiesto l’estensione dalla facoltà di autentica ad altre categorie.

Qui di seguito si raggruppano gli interventi critici (tutti di provenienza esterna al notariato) peraltro già pubblicati in diversi articoli che appaiono in questa pagina.

Federconsumatori ha denunciato da subito (25 febbraio) il fatto che il ddl creava una legittimazione al progetto di grandi gruppi bancari, come Intesa ed Unicredit, per consentire  a banche ed  assicurazioni di spartirsi il mercato immobiliare, mettendo al servizio delle loro società-veicolo soci nominalmente professionisti, ma di fatto loro dipendenti, per stipulare tali contratti immobiliari. 

Adusbef: per bocca del suo presidente sen. Lannutti (in occasione del convegno di Federnotai dell’11 giugno scorso).

Questo disegno di legge è scritto “sotto dettatura di Banche ed Assicurazioni“;
In un paese che si pone ai primi posti della classifica della corruzione, agli ultimi in quella della libertà di informazione, in cui le banche utilizzano i governi come loro “fedeli maggiordomi” non è possibile progettare di togliere quelle garanzie che sono rappresentate dai pubblici ufficiali, dal notariato.
Non si può mettere al primo posto il profitto; non si possono mettere a guardia del mercato gli affaristi che hanno a cuore solo gli interessi propri e dei propri azionisti.

Associazione Nazionale degli Avvocati Italiani: per bocca del suo Presidente Avv. Maurizio De Tilla (nella stessa occasione sopra menzionata)

Questo disegno di legge costituisce un attentato alla identità delle professioni legali, ma anche all’indipendenza culturale di tutte le professioni che sono un mosaico; non è vero che ogni professione può fare quello che fa un’altra professione, è vero, invece, che ogni professione ha la propria funzione. Allora, il valore di una alleanza di tutte le professioni è quello di negare qualsiasi sovrapposizione e qualsiasi provocazione.
Oggi i notai hanno, in questo paese, una funzione ancora più in portante di quella che avevano in passato e non è vero che sono un’élite; sono una categoria limitata che ha una funzione fondamentale che non può essere estesa a 240.000 avvocati, che non sono pubblici ufficiali e non possono svolgere funzioni delicate anche per atti di valore inferiore, perché non è il valore che conta, ma l’atto.
Il pericolo insito nelle società professionali con soci di capitale non è la malavita organizzata che si può evitare, ma è la perdita dell’indipendenza del professionista.

Fiaip (Federazione Italiana Agenti Immobiliari Professionali)

Permettere agli avvocati di trasferire beni immobiliari …, potrebbe essere il primo passo verso l’estinzione della classe notarile.”Unicredit e Intesa San Paolo – ha detto il presidente della Fiaip – hanno già aperto le loro agenzie immobiliari e, se a breve potranno anche fornire gli ‘avvocati-notai’, le banche diventeranno padrone, oltre che dei denari dei cittadini, anche delle transazioni immobiliari”

 


 

Dagospia (24 febbraio) qualificava il ddl come un regalo a banche ed assicurazioni, con il quale sarabbe stata “fatta fuori la figura terza ed indipendente del notaio, sostituita da autenticatori orientati a fare l’interesse delle società e non a garantire le tutele di entrambi contraenti“, avertendo che il problema per i cittadini non sono i notai o le loro funzioni, ma le esorbitanti tasse di registro sugli immobili (rctius: sui trasferimenti immobiliari [n.d.r.]) che devono riscuotere per conto dello Stato.

Il Foglio

il ddl Concorrenza “consegna il mercato dei servizi professionali alle lobby delle banche e delle assicurazioni”, ma addirittura espone l’intero paese “a forti rischi di criminalità, abusi e frodi”, senza contare la “rarefazione delle verifiche antiriciclaggio”.

Sempre Il Foglio

Nell’Europa continentale, cioè nei paesi di diritto civile, il loro (dei notai [n.d.r.]) ruolo è sempre stato un esempio virtuoso di sussidiarietà orizzontale: professionisti privati investiti di funzioni pubbliche, una “casta” riconosciuta dalla legge da cui questa ha preteso il massimo delle diligenza nella compilazione e nel controllo degli atti più importanti per la vita economica di una società. Non c’è la controprova, ma la sensazione è che, in un paese a forte entropia come l’Italia, con una Pubblica amministrazione confusa e opaca, i notai abbiano rappresentato un argine al disordine. La complessità dell’economia globale e la sofisticazione contrattuale rendono quanto mai preziosa la competenza e l’esistenza stessa del signor notaro. 
Dopo la crisi dei mutui subprime, collassati per la loro opacità, persino negli Stati Uniti c’è chi ha proposto di importare nella regolazione relativa alle transazioni sugli immobili residenziali e ai mutui alcuni aspetti del notariato latino, quello di Francia, Germania e Italia…

L’Espresso on line (6 marzo 2015)

Le banche, già snodo obbligatorio per chi ha bisogno di ottenere un mutuo, stanno organizzando il loro servizio immobiliare. Quando avranno completato il progetto si troveranno in una formidabile posizione di forza. Convincere i clienti che si presentano in filiale per chiedere un finanziamento e per farsi aiutare nella ricerca di un appartamento a trattenersi anche per la stipula del relativo contratto non sarà un’impresa difficile.

I registri pubblici italiani, alimentati dai dati dei notai (e dei magistrati [n.d.r.]), sono considerati un’eccellenza persino dalla Banca mondiale.

 


  

Dal Convegno sul ddl concorrenza presso l’AGCM del 28 aprile 2015

29 aprile 2015 da Il Sole 24 Ore

Il Direttore generale di Confindustria, Marcella Panucci, pare (i resoconti non sono univoci) abbia espresso questa critica:

“Qualche perplessità devo, invece, esprimerla sulla norma che cancella l’obbligatorietà dell’atto notarile per compravendite di immobili ad uso non abitativo sotto i 100mila euro. Attribuire questa possibilità anche agli avvocati rischia di non portare né alla semplificazione né alla riduzione dei costi, che si vorrebbero raggiungere. Obbiettivi che si potrebbero conseguire, magari, con un aumento del numero dei notai sul mercato” (Il sole 24 ore citato)

Il prof. D’Aliberticomponente AGCM dal 1997 al 2004, pare (vale l’avvertenza di cui sopra) abbia sottolineato che il contenuto di quella disposizione non faceva parte della relazione dell’Autorità e non era previsto nella fase istruttoria del disegno di legge ed, inoltre, dichiarandosi favorevole ad una concorrenza interna al notariato, ha posto però il quesito: “Il notaio è una figura terza, l’avvocato no, come può esserci concorrenza tra figure diverse? La norma è da rivedere”.


 

Come si vede la preoccuupazione principale, che emerge dalle opinioni sopra riportate, è quella dello strapotere delle banche ed assicurazioni che avrebbe potuto derivare dagli effetti combinati dell’art. 26 che consentiva l’esercizio della professione forense in società con soci di capitale e dell’art. 28 che estendeva agli avvocati la facoltà di autentica di alcuni trasferimenti immobiliari.

Per effetto di questa combinazione gli istituti bancari, in campo immobiliare avrebbero potuto:

  • con la nuova attività di mediazione, promuovere la conclusione di contratti, lucrando la provvigione;
  • attraverso la propria attività primaria, concedere la provvista agli acquirenti che ne avessero bisogno, cioè quasi a tutti, lucrando gli interessi;
  • mediante l’attività assicurativa di società del proprio gruppo, imporre le più fantasiose coperture di rischi, lucrando i premi assicurativi;
  • a mezzo dei loro soci d’opera, autenticare le firme in calce ai contratti come sopra promossi, lucrando parte dei compensi professionali;
  • tramite gli stessi soci d’opera, intervenire negli eventuali procedimenti giudiziari che fossero generati dai contratti come sopra autenticati, lucrando, anche qui, quote dei compensi professionali;
  • infine, per effetto di questa ragnatela tesa attorno ai loro clienti, sarebbero state anche arbitre della determinazione di tutti i costi da addossare ad essi.

Se si tratta di previsioni realistiche, non è stata una vittoria del notariato come affermava l’Idealista già il 3 agosto, ma una vittoria del buon senso.

Un commento

  1. Ai commenti critici verso l’estensione delle funzioni notarili ad altri soggetti, voglio aggiungerne uno, che riguarda qualsiasi attività, proveniente da 2.400 anni fa:
    Platone, “Repubblica”, II, 370, c: “… più e meglio e con maggior voglia si opera quand’uno naturalmente si dedica ad una sola cosa e a tempo opportuno, senza occuparsi delle altre.”
    E più avanti (374, a): “è impossibile a ciascun uomo compiere a dovere più mestieri”

I commenti sono chiusi.