Intervento di Mario Mistretta – Presidente della Cassa Nazionale del Notariato – al 53° Congresso Nazionale del Notariato “Semplificazione e innovazione: diritti e garanzie nell’Italia del cambiamento” del 8-9-10 novembre 2018 a Roma.
Trascrizione integrale del video (in fondo all’articolo):
Buonasera a tutti.
Un saluto al Ministro che ci ascolta e che ci onora della sua presenza, all’autorità presenti, alle colleghe e ai colleghi.
In una raccolta di 365 pensieri di maestri buddhisti, uno per ogni giorno, riferito a oggi c’è un pensiero del quattordicesimo Dalai Lama: “nella scala evolutiva solo la specie più duttile e adattabile ai cambiamenti è riuscita a sopravvivere e a prosperare, una mente elastica può aiutarci a comprendere le trasformazioni esterne”. Mi sembra un buon auspicio per i nostri lavori.
Noi siamo abitanti di un’etàcomplicata, un’età di sconvolgimenti, di contrasti, un’età nella quale la fiducia e la certezza si stemperano nell’era dell’incertezza – come ci ha ricordato il Presidente del Senato – dove – a dirla, anche qui io cito il mio caro Bauman – le cause inseguono i propri effetti e gli effetti inseguono le cause ed è sempre più difficile trovare le cause stesse, un’età di mezzi tecnologici straordinari ma che esauriscono la propria utilità a ritmo accelerato.
Apparentemente la condizione di incertezza che dovrebbe comportare solo sentimenti di disagio di confusione di angoscia perché il tutto che ci circonda sembra avvenire secondo linee di accadimento top-down, calate dall’alto, non volute al basso, non bottom-up, sembra nei nostri giorni avverarsi la profezia e l’osservazione di Marx: “gli uomini fanno la propria storia ma non la fanno in modo arbitrario, in circostanze scelte da loro stessi, bensì nelle circostanze che essi trovano immediatamente davanti a sé”.
In questi giorni qui a Roma, il nostro Congresso è l’occasione di dimostrare il contrario, la capacità della nostra categoria, di noi notai, di cogliere i cambiamenti, di voler un percorso, di voler un itinerario dove il presente si fa futuro. Oggi e in questi giorni è l’occasione nella quale i tanti nostri “io” diventino un “noi”, che dal basso costruisce un percorso, un’attitudine, a che le intelligenze non siano solo desiderio di futuro ma siano fare futuro per noi e per il nostro paese.
I sistemi complessi, nei quali siamo immersi, straripano di interdipendenze, di reazioni non lineari con dimensioni esponenziali, tendono a creare effetti che sfuggono di mano e riducono o annullano la prevedibilità, tutto diventa incerto e caotico, è il mondo della instabilità, è il mondo della volatilità – lo dice uno che tutti i giorni guarda il telefonino per vedere la volontà delle borse mondiali e percepisce questo che avviene ogni giorno – è il mondo postmoderno, è il mondo post crisi finanziaria 2008.
Mentre la modernità è il dominio dell’uomo sull’ambiente, è il tentativo di reprimere l’incertezza in periodi di stress, mentre la modernità è stata un’epoca caratterizzata da un razionalismo, forse ingenuo, secondo il quale la società era facilmente comprensibile e trasformabile dagli uomini e dalle comuni via, oggi, il post-moderno ci consegna la fine dell’illusione di un mercato che si autoregola secondo i concetti di efficienza e di ottimazione ben descritti nella statistica dalla hard curva a campana.
L’età dell’innocenza finanziaria e della neutralità dei mercati si è infranta nella Tecné dell’ipercapitalismo irresponsabile e nella illusione predittiva algoritmica. È il tempo oggi, per noi, in questi giorni e nei tempi che verranno, di esercitare con forte e rinnovato entusiasmo, il nostro sapere giuridico – di cui ne abbiamo avuto oggi una lezione da parte del Presidente del Consiglio – esercitare il nostro sapere giuridico per dare valore e sicurezza ai diritti e alle loro relazioni con la ricchezza degli italiani. È il nostro noi, qui, come categoria, come soggetti capaci, che deve far emergere noi in questo rinnovato percorso. Noi dobbiamo essere capaci di trasformare il nostro sapere tecnico dalla pura dimensione epistemologica, tendenzialmente e potenzialmente lontana dalla vita le persone, in condivisione partecipata alla vita del paese a quelle vite. Noi dobbiamo essere a nostra funzione come una risposta resiliente e non fragile all’età delle incertezze, nella sicurezza, per la sicurezza dei diritti dei cittadini, che lo stato ci affida nella loro circolazione. Allora scopriremo qualcosa di importante per noi e per il paese.
Le parole “diritti” e “vite” si collegano e si fanno con noi comunità, diventano il valore aggiunto della legalità quando questa diventa la risposta vicina dello Stato, che noi rappresentiamo alle esigenze di tutela del risparmio e di una comunità nazionale.
Il Notariato, come istituzione, come categoria di servitori dello Stato, è capace di affrontare i rischi dell’età dell’incertezza.
Noi dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo già dato al paese e di quello che possiamo dare al paese, avendo avuto dallo Stato la possibilità di esercitare il nostro sapere in forma trasparente e terziaria a tutela degli interessi deboli. È quello che migliaia di notai fanno in silenzio tutto il giorno e tutti i giorni dando sicurezze simmetriche, individuando soluzioni, semplificazioni, per i cittadini e per le imprese. Ma oggi, qui noi, con questo congresso, dobbiamo vincere un’ulteriore scommessa, occorre un qualcosa di più in termini qualitativi, occorre la capacità di leggere i segni dei tempi, di trasformare i rischi della rivoluzione digitale in potenzialità.
Per meglio comprendere che cosa possa accadere quando l’intelligenza che ci appartiene viene messa in campo consentitemi una piccola digressione. Il racconto di un episodio in un ambito distante da noi e da oggi. Nel pomeriggio del 27 gennaio 1975 una giovane diciassettenne tedesca Vera Brandes sale sul palcoscenico dell’opera di Colonia, la sala è deserta ma è il più bel giorno della sua vita, è riuscita a convincere l’amministrazione del teatro a far tenere un concerto jazz in notturna dal già famoso pianista americano Keith Jarrett. Il concerto ha fatto tutto esaurito. A mezzanotte Jarrett suonerà davanti a 1400 persone un pianoforte Bösendorfer, senza prove, senza spartiti. Ma quel pomeriggio, quando Vera mostra il pianoforte a Keith Jarrett, la situazione si fa complessa. incerta. Keith suonò qualche tasto, non disse nulla, si alzò, riprovò a suonare qualche nota, si allontanò in silenzio. L’assistente del pianista, a quel punto, parlò, occorreva un altro pianoforte Bösendorfer per potersi esibire. Quello sul palcoscenico era radicalmente inadeguato in quanto era piccolissimo, non il modello a coda richiesto, era completamente scordato con i tasti neri centrali che non funzionavano perché bloccati, era insuonabile. Vera rimase scioccata, anche lei in silenzio, e fa di tutto per trovare una soluzione; riesce persino a mettere insieme un gruppo di amici disposti a spingere un pianoforte a coda per le strade di Colonia ma piove forte, è molto sfortunata e l’accordatore spiega che è impossibile che lo strumento sostitutivo sopravviva allo spostamento. Lo stesso accordatore tenta di accordare il piccolo Bösendorfer ma non riesce a fare nulla. Comprensibile che Jared non vuole suonare. Esce dal teatro, Jarrett, si siede in auto lasciando la ragazza sola ad affrontare gli spettatori inferociti. Disperata, Vera raggiunge Jarrett e attraverso il finestrino dell’auto lo supplica. Il pianista guarda la giovane sotto una pioggia insistente, ormai bagnata fradicia, e prova compassione. Dopo qualche ora, poco prima di mezzanotte, Keith Jarrett va verso il pianoforte insuonabile di fronte a un numeroso pubblico e comincia a suonare e suona lentamente le prime 20 notte e immediatamente tutti capiscono che stanno per assistere a un evento eccezionale. In un ancestrale rimando all’Arietta bachiana delle Variazioni Goldberg. Il concerto di quella notte rapidamente si fa complesso, alternando dinamismo, pacatezza, ritmo ipnotico. Qualcosa di bellissimo, insolito, che ha riscosso un successo enorme. Il concerto per pianoforte a Colonia diventa l’evento straordinario, geniale. The Köln Concert ha venduto 5 milioni di copie, nessun altro album Jazz, solo, ha mai fatto altrettanto. Jarrett non ha prodotto un buon concerto in un momento difficile, ha prodotto il capolavoro della sua vita e le incertezze del pianoforte lo hanno aiutato.
Ecco quella qualità intelligente, geniale, di cui ha dato prova il pianista è la stessa che noi notai dobbiamo utilizzare per non essere fragili di fronte alle difficoltà che la tecnologia digitale può potenzialmente provare. Nessuno vieta a noi di guardare al fenomeno blockchain come Jarrett guardava al pianoforte Bösendorfer. Dobbiamo essere capace a suonare gli strumenti che ci possono sempre lontani dall’eleganza formale del nostro sapere giuridico. Potremmo sorprendere ma non saremo sorpresi perché sappiamo di avere quelle capacità.
La Cassa, che io rappresento immodestamente, l’anno prossimo compie 100 anni.
Tutto questo è la dimostrazione storica della resilienza e della non fragilità del notariato, è l’esempio di quell’intelligenza attiva che trasforma il sapere giuridico di una categoria qualificata in un valore arricchente tutta l’Italia.
Il mio auspicio è in questi giorni di essere un po’ noi tutti Keith Jarrett.
Viva l’Italia, viva il notariato.
Grazie.
Presidente della Cassa Nazionale del Notariato
Mario Mistretta
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