Demose da fà

Il Notaio Giovanni Fulcheris ci ha inviato un nuovo interessante intervento.

Il Pontefice San Giovanni Paolo II°, a conclusione di un suo incontro con i Parroci della Diocesi di Roma, della quale il Papa è Vescovo titolare, si espresse, rivolgendosi ai convenuti, con la frase in romanesco riportata in epigrafe: “DEMOSE DA FA’”. E questa espressione la facciamo nostra, noi Notai pensionati di tutta Italia, rivolgendola ai Presidenti del Consiglio Nazionale del Notariato, della Cassa Nazionale del Notariato, a tutti i Colleghi Consiglieri di tali organi e, al contempo, ai responsabili politici che per un motivo o per un altro hanno competenza nelle questioni che riguardano la nostra professione.

In un precedente mio scritto pubblicato sul notiziario della nostra Associazione è già stata esaminata ed approfondita la situazione in cui è venuto a trovarsi il Notariato a seguito del susseguirsi di provvedimenti legislativi in alcuni casi assolutamente inutili, insulsi e scriteriati e molte volte solo intesi a soddisfare gli interessi economici di altre categorie professionali, tenuto conto che è più utile assecondare fors’anche qualche centinaio di migliaia di esercenti altre attività approssimativamente lontanamente similari alla nostra, che conta poco più di quattromila Notaio in esercizio.

Ma la critica non basta e ritengo sia opportuno fare delle proposte concrete, anche se sappiamo a priori che ben difficilmente potranno essere accolte dai Parlamentari di oggi e di domani, in quanto la grande maggioranza degli stessi non è in grado di valutarne il valore e la fondatezza e ad un tempo di provvedere ad allontanare il caos che va determinandosi nell’ambito della nostra professione, indefettibile per garantire l’ordine e la certezza del diritto nel campo negoziale privato.

In primo luogo malinconicamente rileviamo l’inesistenza di un periodico mensile che informi tutta la categoria delle novità legislative che interessano direttamente la nostra professione; dell’evoluzione della composizione dell’organico notarile per iscrizioni all’albo, trasferimenti e cessazioni; le modiche della tabella delle sedi; i provvedimenti previdenziali della Cassa, benché da un po’ di anni in quest’ultimo campo predomini uno sconcertante immobilismo.

Al riguardo, almeno a mio parere, “internet” per la complessità, talvolta caotica e le informazioni frammentarie ed incomplete da parte di redattori incompetenti in una materia complessa e che esige una precisione assoluta, unitamente alla sovente impossibilità di scaricare su di un documento cartaceo i testi che appaiono sullo schermo del computer, a mio parere, non risulta idonea ed affidabile al riguardo.

Con la cessazione della pubblicazione de “Il Notaro”, diretto da Massimo Panvini Rosati, dopo cento anni di gloriosa esistenza, non sappiamo più nulla al riguardo. L’ultimo “Annuario”, che prima veniva edito a cura del C.N.N., se non annualmente, almeno con cadenza biennale reca la data del 2002, fatto predisporre dall’amico Mascheroni, su mio suggerimento, nel triennio della sua permanenza nella carica di Presidente del Consiglio Nazionale, è ora del tutto obsoleto.

Se oggi cerchiamo un Notaio al quale rivolgerci in una determinata località dobbiamo fare riferimento ad “internet”. Per fare un esempio, se ricerco – e ci ho provato – un Notaio disponibile a svolgere una pratica relativa al paese di Pralungo, comune del Biellese con circa 2.400 abitanti, troviamo ben CENTOTRE Notai che si offrono alla bisogna provenienti da tutte le sedi del Distretto della Corte di appello di Torino, per cui… non resta altro che l’imbarazzo della scelta!

E con questo sottolineiamo l’inopportunità della norma, così come formulata, che ha esteso la competenza territoriale dei Notai a tutto il territorio del Distretto della Corte d’Appello. Il risultato è che oggi vi sono dei Colleghi che, in relazione alla sede in cui operano e che, avendo la propria abitazione in un Comune di un Distretto notarile più o meno limitrofo, ricevono fuori del Distretto al quale appartiene la sede a cui sono assegnati tanti atti più di quanti ne ricevono nella loro sede, senza che nell’ispezione biennale ciò venga rilevato.

Una norma ben chiara che preveda che tale attività debba essere assolutamente eccezionale, svolta presso il cliente che l’ha richiesta e non in un vero e proprio anomalo recapito fuori distretto e che l’ammontare degli onorari di repertorio non debba superare una minima percentuale dell’ammontare annuo del totale degli stessi, porrebbe fine a questa farsa assolutamente indecorosa e nel contempo consentirebbe di individuare con ben maggior precisione le sedi notarili improduttive da sopprimere e quelle invece con un organico assolutamente insufficiente, eliminando, o almeno attenuando, quelle spesso ingiustificabili disparità che oggi notiamo nell’ammontare annuali degli onorari repertoriali tra i vari Distretti ed anche tra Colleghi di uno stesso Distretto.

La distribuzione con cadenza tri-quadrimestrale dei bollettini del Consiglio e della Cassa non supplisce minimamente la presenza di un sia pur modesto periodico mensile di informazione della categoria, tenuto anche conto che in tali pubblicazioni, oltre alla mancanza della divulgazione delle notizie spicciole di cui ho fatto cenno, vengono solo riportati scritti e relazioni tendenti ad incensare l’operato dei nostri organi istituzionali, ma manca qualsiasi possibilità, come avveniva in precedenza, di esprimere una qualche idea o proposta innovativa proveniente dalla base.

Da parte mia in oltre quaranta anni di professione ho avuto occasione di fare varie proposte utili o comunque relative alla nostra attività: tra le altre, l’istituzione di una tessera di riconoscimento, adottata per primo dal Consiglio nel Distretto di Biella e poi successivamente divenuta giustamente di competenza del Consiglio nazionale; la riunione, attuata sia pur dopo forse trent’anni, del Distretto di Ivrea a quello di Biella, che rischiava di essere fagocitato in quello di Novara e Vercelli, al quale è poi stato inspiegabilmente riunito il distretto di Casale Monferrato; l’aumento della pensione di reversibilità dai 2/3 al 70% di quella di anzianità erogata al Notaio ed altre che neppure più ricordo. Sarà poco, ma è pur sempre qualcosa. Oggi in verità proposte di tal genere non saprei proprio dove esporle.

Forse in un Congresso nazionale, a prescindere dalla mia già avanzata “anzianità” anche di pensionamento, ma mi sembra che questa non sia la sede adatta per la dignità di siffatta assise, dove devonsi trattare argomenti di ben altro spessore! Ed ora veniamo alle malefatte dell’ultimo ventennio, che non sono poche! Ma andiamo per ordine ed iniziamo da quelle volute dal Legislatore che ha trattato la nostra “pubblica funzione” alla stregua dell’attività del rivenditore di scarpe “made in China” con marchio immancabilmente contraffatto.

Mi riferisco alla soppressione delle tariffe professionali ed alla conseguente ammissibilità di pubblicità e di libertà di concorrenza da parte dei liberi professionisti in generale.

Fondamentale è non dimenticare che il Notaio svolge un servizio pubblico, ed anche di altissimo livello, per cui le sue prestazioni, ancorché commiste alla inevitabile consulenza propria anche di altre libere professioni in campo giuridico e fiscale, non possono essere in ogni caso equiparate a quelle di qualsiasi commerciante, dalle patate alle pietre preziose, per cui devono in ogni caso essere regolamentate per legge, adeguate alle responsabilità che ne conseguono ed eguali per tutti, anche in considerazione che tali compensi hanno immediato riflesso sia sui diritti dovuti alla Cassa Nazionale del Notariato, sia sulla tassa dovuta agli Archivi notarili, per tutti gli atti ricevuti e soggetti a registrazione.

Le semplificazioni decretate da un ministro, di professione dentista di provincia, che hanno determinato la sia pur temporanea abrogazione delle norme relative alla percezione di diritti di competenza degli Archivi notarili; la soppressione della tariffa professionale scriteriatamente decretata dal governo Bersani e la possibilità di libera concorrenza, invocata dalla commissione anti trust e introdotta dal governo Monti, sono un’insensata catena di provvedimenti che hanno profondamente giocato a danno della serietà e del prestigio della nostra Professione, senza che si sia tentato una benché minima opposizione al riguardo ed è pertanto indispensabile che si richieda, anche con mezzi estremi, una radicale revisione di tali provvedimenti.

Ma chi lo farà e quando?

Oggi si deve pertanto con urgenza rivedere, come già accennato in altri miei precedenti scritti, a:

  1. Rivedere la normativa relativa all’autentica delle firme per la vendita di autoveicoli da una parte nuovi, in particolare nel caso di vendite con contestuale trascrizione di ipoteca, e d’altra parte degli usati;
  2. Prevedere, a somiglianza di quanto in vigore per i ciclomotori, per ovvie ragioni di sicurezza, alla reimmatricolazione dei natanti da diporto a motore di lunghezza tutto fuori inferiore a dieci metri, ma con motori con potenza all’elica superiore a 10 CV, disciplinandone conseguentemente il trasferimento di proprietà;
  3. Ripensare le procedure informatiche della pubblicità immobiliare per la cancellazione delle ipoteche immobiliari iscritte a garanzia dei mutui concessi dagli Istituti bancari: è di oggi, ed io stesso ne sono “vittima” tra i tanti, la trovata di un pirata informatico che ha inviato migliaia di messaggi ricattatori, tentando una modesta estorsione… di 282 Euro pro capite, con un’”e.mail” che risulta partita dallo stesso destinatario del messaggio, per cui siamo sicuri che domani un analogo messaggio, apparentemente partito da una banca mutuate, arriverà beatamente al sistema informatico del servizio ipotecario, cancellando tutte le ipoteche di coloro che con un minimo compenso, rispetto all’ammontare del mutuo in essere, si saranno rivolti a qualche ignoto “benefattore dell’umanità” che organizzerà un ufficio ad hoc, per poi il giorno dopo poter vendere pacificamente l’immobile libero da ogni vincolo e svignarsela con i soldi in tasca. Tanto poi sarà il nostro caritatevole Stato a ricapitalizzare le Banche coinvolte;
  4. Rivedere la recente normativa sulla fatturazione elettronica destinata alla stessa sorte di quanto appena sopra considerato;
  5. Legittimare il Consiglio Nazionale a riscrivere una rigorosa tariffa professionale inderogabile, con severe sanzioni nei casi in cui non venisse applicata e in compenso, anche in ossequio alla normativa europea in materia di libera concorrenza, rendere più elastico il disposto dell’articolo 30 della attuale tariffa, abrogata ma pur sempre in vigore, con i soli limiti, da una parte di prevedere la possibilità di non applicarlo totalmente quando il Notaio eccezionalmente e motivatamente ritenga di doverlo o poterlo fare, e quindi sia da sanzionare il Notaio per il quale tale eccezione diventa regola, sia, qualora venga tale compenso applicato in maniera smisurata, di ricorrere al Consiglio distrettuale perché ne determini l’equa misura. Nel contempo vietare certe sfacciate forme di pubblicità, quale quella di un Notaio che ha tappezzato in un centrale corso di una grade città la facciata dell’edificio ove trovasi il proprio studio con una cubitale insegna, mi pare anche luminosa, con la scritta “STUDIO NOTARILE” da fare invidia ad un sala cinematografica di prestigio o alle più importanti discoteche della riviera romagnola, che noi piemontesi più esplicitamente e praticamente chiamiamo “balere”;
  6. Prevedere una tassativa norma che stabilisca che il numero delle sedi venga in generale inderogabilmente rideterminato ogni cinque anni, non solo in funzione del numero degli abitanti, ma anche delle società iscritte nei registri delle imprese e delle Persone giuridiche aventi sede nel Distretto, nonché della media degli onorari repertoriali nel quinquennio precedente, assicurando un reddito repertoriale medio, che oggi potrebbe quantificarsi in un minimo di 60.000 Euro per le sedi minori ed ovviamente in maggior misura per le sedi più importanti, che comportano maggiori oneri per le attrezzature dello studio e per la retribuzione di collaboratori con elevata preparazione;
  7. Stabilire che il Notaio possa ricevere atti anche in luoghi non appartenenti al Distretto notarile in cui è iscritto, seppur nell’ambito della propria Corte d’Appello solo occasionalmente e presso il domicilio o la sede di una delle parti, come già avanti accennato;
  8. Prevedere che sia i Presidenti dei Consigli notarili, sia i Conservatori degli Archivi vigilino attentamente sulle condizioni psico-fisiche dei Notai del Distretto, in quanto da un po’ di tempo a questa parte purtroppo si notano alcuni Colleghi che in condizioni, specialmente fisiche, per le quali non sarebbero più in grado di esercitare la professione, continuano imperterriti a svolgerla con l’ausilio di apparecchiature informatiche sempre più evolute, intervenendo là ove per tali motivi l’atto stipulato risulta ad ogni effetto nullo, in quando né scritto né letto dal Notaio, che vi è fisicamente impedito;
  9. Recuperare alla esclusiva competenza del Notaio alcune funzioni oggi attribuite ad altri ausiliari, in quanto il Notaio può indubbiamente essere abilitato a svolgere alcune funzioni su delega del Giudice, solo ed unicamente in quanto pubblico ufficiale, che all’atto della nomina ha prestato solenne giuramento di fedeltà alle leggi della Repubblica in sede di pubblica udienza del Tribunale, mentre ogni altro soggetto – come già ho ripetutamente sottolineato – agisce unicamente quale “ausiliario” del Giudice, con atti che fanno fede unicamente sino a prova contraria, in qualsiasi modo adducibile. Mi riferisco, come già ripetutamente detto, alle vendite giudiziarie immobiliari. Al riguardo non verrebbe male anche per la Cassa del Notariato, e di riflesso per la categoria, l’obbligo di iscrivere a repertorio il verbale di aggiudicazione, che ovviamente avrà efficacia solo con la controfirma del Magistrato delegato alla procedura, con annotazione del compenso che compete al Notaio in relazione alla tariffa emanata nell’ormai lontano 1999, ovviamente con gli opportuni e doverosi aggiornamenti; È ovvio che a seguito di tale provvedimento altre categorie professionali insorgeranno gridando all’ingiustizia, invocando la lesione di non so quali interessi della collettività, ma un Governo che si rispetti non deve temere di sacrificare gli interessi puramente economici anche di qualche centinaio di migliaia di cittadini a scapito della tutela della “fede pubblica”, che solo il Notaio può dare – ripeto – nella sua qualifica e funzione di pubblico ufficiale e per la sua specifica competenza nei campi del diritto civile, dell’urbanistica e in materia ipotecaria e catastale;
  10. Infine la prevista riduzione del 30% degli onorari per gli atti di trasferimento di determinate proprietà immobiliari tra privati imposta dalla normativa per la quale la base imponibile in tali atti sia determinata in base al c.d. “valore catastale” dell’immobile trasferito moltiplicata per una dato coefficiente indipendentemente dal prezzo convenuto e dichiarato, è, a causa delle attuali disfunzioni dell’attuale Catasto dei fabbricati nella determinazione della rendita catastale delle singole unità immobiliari, la più grande – mi si permetta – “cavolata” che il nostro Legislatore poteva inventare. Al fine di evitare un insostenibile contenzioso per le valutazioni spesso esagerate da parte degli allora U.T.E., si è introdotto un principio per agevolare l’acquirente, invogliandolo ad essere onesto ed a dichiarare il vero prezzo convenuto, essendo l’atto tassato in funzione della rendita catastale dell’immobile compravenduto, cioè in definitiva a fare il proprio dovere, che penalizza il Notaio rogante, riducendone il compenso a fronte di una invariata responsabilità in caso di errori nel rogito, che sarà determinata sempre sulla base del reale prezzo dichiarato a fronte di un compenso ridotto, senza contare che lo Stato nella specie risulta emulo dello storico “Gribuia” piemontese che metteva i soldi nelle tasche altrui per non farsi derubare, in quanto in tale modo, per fare un esempio, a Biella l’imposta di registro oggi viene commisurata su di un valore catastale normalmente superiore del 10/20% del valore di mercato dell’immobile; a Torino su di un valore catastale in media inferiore da 3 a 4 volte il prezzo pagato; a Milano e Roma da 5 a 10 volte, per arrivare, come mi successe all’inizio di questa “pensata” legislativa, ad un fabbricato a Cortina d’Ampezzo pagato 600 milioni di vecchie lire, tassabile per un valore catastale esattamente di 30 milioni, dico trenta milioni. Non è un errore di stampa! Se una simile norma non è incostituzionale, la competente Corte può tranquillamente chiudere i battenti.

E qui mi fermo, in quanto dieci “comandamenti” possono bastare!

Vediamo ora quali, quante e quando queste istanze, che dovrebbero essere fatte proprie non solo da tutta la categoria notarile, ma anche da quei Governanti, i quali in primis dovrebbero farsi carico di tutelare con assoluto rigore gli interessi irrinunciabili della Nazione e dei suoi cittadini, saranno prese in considerazione, discusse anche criticamente e realizzate.

Da parte nostra: Consiglio Nazionale del Notariato, Consiglio di Amministrazione della Cassa Nazionale del Notariato, Consigli Notarili ed anche – perché no? – Associazione Sindacale dei Notai in pensione: DEMOSE DA FA’!

Giovanni Fulcheris