A proposito di tariffe

In Svizzera “tariffa” non è una parolaccia.

Il notariato svizzero (guarda guarda: ce l’hanno anche loro il notariato e nella maggior parte dei cantoni è di tipo latino) dal primo luglio sarà disciplinato da una nuova legge la quale prevede una tariffa, al pari della legge attuale e, pare, che nessuno se ne sia scandalizzato o se ne scandalizzi

(Fonte: Ticino News: “Notai – Si cambia il 1° luglio”)

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Un tribunale amministrativo ha escluso da una gara di appalto per la fornitura di apparecchiature, un concorrente che aveva promesso interventi di riparazione in pochi secondi.

La motivazione è che la prestazione promessa è impossibile.

Mi direte: “che c’entra con le tariffe?” 

C’entra, perché la logica che ha ispirato la decisione e quella che giustifica una tariffa minima è la stessa: al di sotto di una certa soglia la prestazione promessa non può essere effettuata o non può esserlo con la dovuta diligenza

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Nello stesso ordine di idee si colloca un tema che, ultimamente si è affacciato frequentemente alla ribalta degli schermi televisivi nazionali ed è quello della aggiudicazione degli appalti alle imprese che offrono il massimo ribasso in fase di asta, senza effettuare nessuna valutazione in merito alla compatibilità del ribasso offerto con l’opera da effettuare.

A questo sistema si attribuisce in buona parte sia lo stato comatoso di tante opere pubbliche, sia la lievitazione dei costi delle stesse opere.

Ce l’anno spiegato: un imprenditore, di cui non ricordo il nome, in una trasmissione di Sevizio Pubblico, la conduttrice televisiva Milena Gabanelli, in una puntata di Report, il magistrato Nicola Gratteri,  in una intervista a “Di Martedì” e, da ultimo (fino a questo momento) anche Maurizio Crozza, nel suo show del venerdì.

Anche qui si tratta della impossibilità di dare esecuzione ad una diligente prestazione, eseguita a regola d’arte, al prezzo offerto.

Pare che lo sappiano tutti: imprenditori, conduttori televisivi, magistrati e comici, ma non i funzionari delle stazioni appaltanti e del Ministero dello Sviluppo Economico che una volta si chiamava Dei Lavori Pubblici.

È la concorrenza bellezza! Della quale si può anche morire, come si è visto e si potrebbe ancora vedere.