Comunicato Asnnip su Ddl Concorrenza

Nell’incontro relativo al Ddl sulla Concorrenza, il Ministro di Giustizia ha chiesto al Notariato, per ottenere un mutamento di indirizzi del governo, che si promuova il consenso dell’opinione pubblica e dei media verso il notariato e che si avanzino proposte alternative.

Sul primo punto si può osservare:

Se, dopo 100 anni dalla Legge 1913, non siamo ancora riusciti a comunicare la specificità e la essen-zialità della nostra funzione e verso di noi c’è molta invidia sociale e scarsa considerazione, non vedo come sia possibile, anche entro un termine non breve (un anno?), cambiare questa opinione con una campagna pubblicitaria.

Sul secondo punto (nostra proposta alternativa) si può osservare:

In una fase assai complessa e difficile anche per la crisi economica è assolutamente da evitare una proposta di riforma globale dell’ordinamento.

Non c’è il tempo e nemmeno la disponibilità da parte di un governo che ha “nel fare in fretta”, senza considerare eventuali critiche o divergenze, la sua connotazione principale.

Entrando nel merito della proposta in primo luogo non si può accettare l’articolo 27 che in tema di misure per la concorrenza nel notariato prevede che venga modificato l’articolo 4 comma 1 della legge 16 febbraio 1913 n. 89 sopprimendo il riferimento, ai fini della definizione del numero e della residenza dei notai per ciascun distretto, alla garanzia di “un reddito annuo determinato sulla media degli ultimi tre anni, di almeno 50.000,00 euro di onorari professionali repertoriali”.

L’assegnazione delle sedi avverrebbe in tal modo solo con il parametro del numero degli abitanti (ad ogni posto notarile dovrebbe corrispondere una popolazione di almeno 7.000 abitanti), quindi, con un aumento teorico possibile sino a 9.000 notai, con la creazione di situazioni di sperequazione e di conflit-tualità all’interno della categoria e con ulteriori aggravi e rischi di disequilibrio della Cassa.

La nostra proposta deve poi porre come limite invalicabile che le nostre competenze non siano attribuite ad altri soggetti né in via esclusi va né in concorso con noi.

Siamo in una fase decisiva per la nostra sopravvivenza e si deve tener conto di elementi di fatto e di indirizzo politico che insieme convergono verso la realizzazione di uno scopo preciso: consegnare il mercato immobiliare nelle mani di banche e assicurazioni.

In primo luogo teniamo conto del fatto che le due più importanti banche italiane (Intesa e Unicredit) hanno di recente costituito presso le loro agenzie altrettante agenzie immobiliari e che pertanto, in unico contesto ed in unico soggetto (la Banca), si concentrano i due più importati aspetti di un’operazione immobiliare: l’incontro tra domanda e offerta e la possibilità di finanziamento per l’acquirente.

Su questo, che è un dato di fatto, si innestano ora gli elementi di indirizzo politico, contenuti nel DDL sulla concorrenza, che mirano al dominio esclusivo nel settore immobiliare dei poteri finanziari.

Si prevede così che le società tra avvocati “possono” avere anche soci di capitale e che le nostre competenze “possono” essere estese anche agli avvocati per i trasferimenti di immobili non abitativi sotto i 100.000,00 euro di valore catastale (sempre che in sede parlamentare non si estendano anche agli abitativi).

E’ evidente che l’obiettivo delle banche è quello di promuovere e favorire queste associazioni per stipulare gli atti relativi agli immobili venduti dalle agenzie delle Banche e finanziati dalle Banche.

Ci sono poi anche le assicurazioni che devono coprire il rischio del trasferimento e che spingeranno per favorire questo processo. A questo punto si completa tutto il ciclo dell’operazione nel perimetro bancario e assicurativo nel quale confluiranno tutti i ricavi da mediazione, da interessi sui mutui, da compensi per gli atti di trasferimento e premi di assicurazione.

Non dobbiamo pertanto cadere nell’inganno di fare la guerra agli avvocati; perché in verità si stanno svalutando ed emarginando entrambe le professioni di avvocato e di notaio. Da un lato non si riconosce la specificità della pubblica funzione del notaio e dall’altro gli avvocati saranno ridotti al rango di soci di minoranza (di fatto dipendenti) assoggettati ai soci di capitale.

Non illudiamoci; prospettiamoci il peggio. Se passa il DDL sulla concorrenza, come proposto, certamente le banche riuscirebbero sia per l’alto numero di avvocati con redditi bassissimi sia attraverso i loro avvocati interni ad organizzare le associazioni che provvederebbero a stipulare gli atti di vendita.

Quale beneficio da tutto ciò possa trarre il cittadino è rimasto volutamente in ombra sia in termini di sicurezza, sia in termini economici di costi.

L’antitrust non ha trovato nulla da dire su questa concentrazione?

Si è presentato il provvedimento come una “sforbiciata” o “lenzuolata” ai privilegi delle lobby; in realtà si è creato un monopolio dei grandi gruppi bancari che toglie lavoro alle agenzie immobiliari e agli altri operatori e soprattutto toglie al cittadino la sicurezza derivante dalla funzione del notaio che è terzo rispetto alle parti contraenti mentre le Banche hanno come unico scopo il profitto per sé e per i propri azionisti.

Di fronte a questo intendimento si ritiene che la proposta dei notai potrebbe essere questa:

  • il mantenimento delle attuali competenze esclusive dei notai senza concessioni e senza estensione di esse agli avvocati od ad altre categorie professionali; estensione, peraltro, viziata di incostituzionalità (La Sentenza 22-18 Maggio N. 202 della Corte costituzionale ha stabilito che né la qualifica professionale né il titolo culturale possono assicurare quell’indispensabile vaglio di specifica idoneità tecnica all’esercizio di una professione che solo l’esame di Stato o un adeguato equipollente sono in grado di garantire. Pertanto esami di Stato finalizzati all’abilitazione di una specifica attività professionale non consen-tono l’esercizio di attività professionali diverse (nel caso del notaio si tratta addirittura di pubblica funzione.) La Sentenza è stata emessa negando la possibilità per il notaio di esercitare patrocino nelle preture ma il principio vale ovviamente per l’inverso. Vedi anche sentenza Corte Costituzionale N. 37 del 2015).
  • la ferma richiesta dello svolgimento dei concorsi annuali per mantenere coperto il numero dei posti in tabella e indizione a tal fine con urgenza di un concorso annuale per tre anni consecutivi da 400 posti, rivedendo le modalità di accesso con particolare riguardo alla composizione e al funzionamento delle commissioni, eliminando l’attuale limite delle tre prove e prevedendo rimborsi spese agli esaminatori a carico, in parte, del Consiglio Nazionale del Notariato;
  • l’obbligo per i notai che superino per due annate consecutive il limite di Euro 150.000,00 di repertorio di associazione con un notaio vincitore di uno degli ultimi due concorsi di nomina a condizioni da concordarsi. Questo obbligo dovrebbe valere anche per i notai associati se la somma dei repertori degli associati, ripartita per il loro numero, determina una cifra superiore a 150.000,00 per due anni consecutivi; si dovrebbe in tal caso aumentare il numero degli associati al fine di non superare un repertorio medio di 150.000,00. La misura ha lo scopo di consentire l’accesso ai giovani notai con garanzia di compensi adeguati alla funzione. Dobbiamo coprire circa 1.500 posti in tabella: che prospettive possono avere in questa situazione economica i giovani vincitori di concorso? (Gli onorari nei primi due mesi di quest’anno sono circa scesi del 6,5% rispetto allo stesso periodo del 2014);
  • compenso fisso e ridotto per atti relativi al trasferimento di casa di abitazione (prima casa e relativi finanziamenti) per le fasce di popolazione con redditi bassi. Non si tratterebbe di “far rinascere una tariffa” ma di stabilire una misura nell’interesse dei cittadini.

In questo modo dimostreremo di impegnarci per una concorrenza “interna” e per una equilibrata distribuzione dei redditi derivanti dall’esercizio della pubblica funzione.

Quali potrebbero essere poi le conseguenze di questa “liberalizzazione”, di questa “concorrenza esterna” sulla previdenza notarile?

Occorre prefigurarsi quale potrebbe essere l’incidenza sul repertorio e quindi sui contributi; calcolo per ora assai difficile e necessariamente approssimativo.

La relazione al Disegno di Legge (relazione tecnica per l’impatto sulla finanza pubblica) evidenzia, in relazione all’affidamento agli avvocati delle compravendite immobiliari di beni destinati ad uso non abitativo di valore catastale, determinato secondo le disposizioni ella legge di registro, inferiore a 100.000,00 euro, che la quota di mercato immobiliare può essere stimata, prudenzialmente, in misura complessiva non superiore ad un numero di 110.000 transazioni annue per trasferimenti di beni immobili ad uso non abitativo, ivi compresi gli atti aventi ad oggetto modificazioni dei diritti sui medesimi beni, nonché le donazioni e l’accensione di mutui ipotecari .

Dal punto di vista finanziario è presumibile ipotizzare una perdita di gettito per le casse degli Archivi Notarili, in ragione del venir meno dei contributi che i notai versano mensilmente attraverso l’applicazione di specifiche aliquote contributive calcolate sull’ammontare degli onorari repertoriali determinate con delibera del Consiglio di amministrazione della Cassa Nazionale del Notariato. In mancanza di dati analitici specifici, è possibile effettuare una stima dei citati effetti finanziari attraverso l’analisi dei bilanci degli Archivi Notarili, allegati allo stato di previsione del Ministro della giustizia, che evidenziano una previsione di entrata pari a euro 275 milioni per gli anni 2013 e 2014 e ad euro 315 milioni per l’anno 2015 (capitolo 133 “Riscossione di onorari e contributi per conto della Cassa Nazionale del Notariato”, cui corrisponde la voce di spesa capitolo 162 “Versamento di quote di onorari e di contributi alla Cassa Nazionale del Notariato”), con una media annua del triennio 2013/2015 di euro 288 milioni .

Ciò posto, si rappresenta che le minori entrate che potrebbero registrarsi a fronte del venir meno delle 110.000 transazioni, stimate nella misura dell’8%, ammonterebbero a circa 23 milioni di euro all’anno e sarebbero in ogni caso compensate dal corrispondente minor versamento alla Cassa Nazionale del No-tariato, senza incidere sul sostanziale equilibrio del bilancio degli Archivi Notarili, tenuto anche conto che per l’esercizio finanziario 2013 (dati ufficiali di consuntivo) vi è un avanzo di gestione determinato in euro 25.239.531,74.

Secondo la relazione al disegno di legge il provvedimento determinerebbe, pertanto, (con una proiezione molto ottimistica) una diminuzione per minori entrate per gli Archivi di 23 milioni di Euro ed è abbastanza singolare che i relatori si accontentino del fatto che non ci sono disavanzi perché si tratta di partite di giro (per i contributi Cassa e Consiglio). In realtà un disavanzo c’è (per la tassa Archivio) e si riflette sul bilancio del Ministero di Giustizia. La somma indicata come minor entrata di 23 milioni di euro corrisponde a circa il 50% delle iscrizioni a repertorio e comprende: 36% di quota media dei contributi, 4% al Consiglio Nazionale e 10 % di tassa archivio; può ritenersi pertanto che il repertorio nazionale abbia una diminuzione da 46 a 50 milioni di euro.

I contributi non versati (e non girati) alla Cassa ammonterebbero, pertanto, ad una cifra compresa tra i 15 e i 16 milioni, mentre 2,5 milioni sarebbero i contributi non versati (e non girati) al Consiglio Nazionale.

Il bilancio del Ministero di Giustizia si ritroverebbe invece una entrata per Tassa Archivio ridotta dai 5 ai 6 milioni, dei quali non è indicata nella relazione la copertura. C’è da augurarsi che non la chiedano ai notai.

La Cassa si troverebbe così ad affrontare una situazione che la porterebbe al limite del mantenimento di equilibrio.

Si tratta purtroppo, a mio giudizio, dì un calcolo poco attendibile per difetto: gli effetti finanziari saranno assai più rilevanti. “Scenari Immobiliari” ha stimato, per esempio, che nel 2014 sotto i 100.000 euro dì rendita catastale si è registrato 1’80% dei trasferimenti di negozi, box, capannoni (mancano i terreni).

Non ci si illuda, come taluno pensa, di risolvere il tutto solo passando al sistema contributivo; a fronte dell’attuale crisi e dell’ulteriore riduzione dei nostri introiti indotta dal provvedimento, questo vorrebbe dire ridimensionare in modo drastico la futura previdenza dei giovani che si troverebbero pensioni assolutamente inadeguate.

E’ indilazionabile la necessità di una ferma presa di posizione da parte dei nostri organi istituzionali che al tavolo dì confronto con i Ministri di Giustizia e dello Sviluppo Economico dovranno riaffermare la volontà del notariato di non cedere ad altri soggetti, né in via esclusiva, né in forma concorrenziale, le proprie competenze e rivendicare, per chi ha superato il concorso, il diritto di esercitare la pubblica funzione di notaio in condizioni economiche sufficienti ad un livello decoroso di vita e all’organizzazione dello studio.

Il Presidente (Dr. Paolo Pedrazzoli)