“Da tempo denunciamo l’esistenza di grosse sperequazioni nella distribuzione del lavoro e dei ricavi professionali evidenziandone le conseguenze negative per i bilanci della Cassa. Redditi insufficienti provocano, infatti, un aumento degli assegni di integrazione ed una maggiore propensione ad anticipare il trattamento di quiescenza”
(omissis)
“La soluzione consiste nel porre un argine agli studi/azienda, ai cosiddetti attifici, con limiti quantitativi al lavoro di ciascun notaio.”
(omissis)
“Al di là di valutazioni basate su altri principi, per ragioni di stretto equilibrio previdenziale occorre porre un tetto all’attività notarile.”
(Sono parole pronunciate dall’allora presidente della Cassa Nazionale del notariato al 44° Congresso Nazionale del Notariato e si possono leggere a pag. 11 del Bollettino della CNN n. 4/2009).
Sono le stesse cose dette, ma con ben altra visione prospettica, nei primi anni ’60 (!) da un gruppo di notai, prevalentemente napoletani, riuniti nella famigerata “Assonotai”, i quali, per aver sostenuto idee simili sono stati additati al pubblico ludibrio (o, per lo meno a quello del notariato) quali pericolosi bolscevichi, in tutti i congressi e convegni notarili di quella stagione, nonché dai pulpiti dei vari periodici del Notariato.
Oggi,forse, paghiamo le conseguenze del non aver fatto nulla per rimediare.