Il 3 luglio scorso si è nuovamente riunito il Tavolo Tecnico delle Professioni in tema di Equo Compenso, come ci informa CNN notizie, che ci dà conto dell’intenzione del Presidente Morrone di pervenire entro la fine dell’anno in corso ad una proposta legislativa tendente a;
- estendere l’ambito dell’attuale normativa (13 bis, Legge 31 dicembre 2012 n. 247 che si applica solo ai rapporti con “imprese bancarie e assicurative, nonché di imprese non rientranti nelle categorie delle microimprese o delle piccole o medie imprese”) fino a comprendere i rapporti professionali con la Pubblica Amministrazione con l’Agenzia delle Entrate ed anche quelli con le piccole e medie imprese che il citato art. 13 bis esplicitamente escludeva dal suo ambito di applicazione;
- ricomprendervi tutti i contratti, non solo quelli unilateralmente predisposti ai quali era solo applicabile la disciplina dell’art. 13 bis;
- ricondurre la nullità del contratto anche alla sola ipotesi di non equità del compenso (l’art. 13 bis sembra richiedere ai fini della declaratoria di nullità oltre questo elemento anche il carattere vessatorio di almeno una clausola contrattuale.);
- porre, in modo inequivoco, come parametro di riferimento per la valutazione dell’equità del compenso i parametri attualmente stabiliti per la relativa liquidazione giudiziale.
Inoltre il Ministro della Giustizia, intervenuto nel corso della riunione, ha “auspicato, anche in seguito al protocollo siglato lo scorso 2 luglio con il CNF, l’istituzione di Osservatori diffusi su tutto il territorio nazionale anche per gli altri ordini professionali presenti al Tavolo”
Di che si tratta? Di un protocollo di intesa siglato dal Ministero Della Giustizia e dal Consiglio Nazionale Forense che:
richiamato [finalmente- n.d.r.] l’art 35 della Costituzione (La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni), nonché:
l’art. 24 dell’ordinamento forense che qualifica il Consiglio Nazionale Forense e gli ordini forensi circondariali quali enti pubblici non economici a carattere associativo, dotati di autonomia organizzativa, patrimoniale e finanziaria, soggetti “esclusivamente alla vigilanza del Ministero della Giustizia” [in corsivo nel testo – n.d.r.] ed infine
gli articoli 13 bis sopra citato, al quale attribuisce anche un riferimento implicito all’art. 36 della Costituzione (diritto del lavoratore ad una retribuzione correlata alla quantità e qualità del suo lavoro), e 19 quaterdecies del D.L. 16/10/17 n. 148, che estende l’applicazione delle disposizioni di quello alle altre professioni regolamentate in ordini e collegi professionali, in quanto compatibili;
considerato che “le Parti intendono promuovere la corretta applicazione della normativa vigente in materia di equo compenso anche attraverso la eventuale istituzione con legge di un’apposita Autorità dotata di poteri sanzionatori e di indagine” [il corsivo è della redazione – n.d.r.],
Istituisce (art. 1) presso il Ministero il Nucleo centrale di monitoraggio della corretta applicazione della disciplina in materia di equo compenso, presieduto dal Ministro o dal Sottosegretario da lui designato, con funzioni prevalentemente di monitoraggio anche mediante la costituzione di una banca dati; di coordinamento, con facoltà di segnalare all’Autorità Garante della Concorrenza e ad altre Autorità competenti i comportamenti scorretti; di proporre iniziative legislative e sollecitare [solo moral suasion? – n.d.r.] i recalcitranti ad adeguare le proprie prassi;
Prevede (art. 2) una rete di monitoraggio nazionale promossa dal CNF coinvolgendo i Consigli dell’ordine degli avvocati ai quali è attribuito il diritto di acquisire le convenzioni, i bandi ed ogni altro atto di interesse, relativo alla materia dell’equo compenso, e l’obbligo di segnalare al CNF le violazioni della normativa in materia.
Maggiori informazioni in merito alla riunione del Tavolo Tecnico ci fornisce il Sole 24 Ore del 4 luglio in un articolo a pag. 24 a firma Giovanni Negri, dal quale risulta che oltre a quanto sopra detto le linee guida della riforma della disciplina dell’equo compenso presentate dal Ministero della Giustizia prevedono anche:
- estensione della disciplina ad ogni forma di accordo unilateralmente predisposto dalle imprese, che sia vincolante per il professionista;
- divieto per la P.A. e l’Agenzia delle Entrate di stipulare accordi senza compenso;
- possibilità di azione collettiva (class action) promossa anche da parte dei Consiglio degli Ordini Professionali.
Il sottosegretario Morrone, secondo l’articolo, indica come obiettivo delle linee guida, quello di “valorizzare l’attività dei professionisti che hanno un peso importante e un ruolo di primo piano nella nostra società” recuperando “la centralità che spetta loro nel sistema del paese” [il virgolettato è nel testo dell’articolo – n.d.r.].
La prevista riforma lascia fuori oltre i rapporti con le micro imprese anche quelli con i Consumatori il che non sembra molto coerente con il richiamo agli articoli 35 e 36 della Costituzione contenuti nel Protocollo di intesa tra Ministero della Giustizia e Consiglio Nazionale Forense.