Post Fata Resurgat

Il Notaio Giovanni Fulcheris, quale seguito dell’ar­ticolo già pubblicato sul Notiziario 1/2018, ci ha inviato un nuovo interessante intervento.

Il nostro Associato suggerisce spunti di riflessione – rivolti alla Categoria ed al Governo – per migliorare l’attuale situazione nella quale versa il notariato ed evidenzia, senza mezzi termini, i possibili rimedi che C.N.N. e Governo potrebbero adottare.

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Nel precedente editoriale in argomento apparso su questo bollettino abbiamo dimenticato un paio di ulteriori “misfatti” commessi ai danni del Notaria­to, senza poi contare quelli evidenziati nella rela­zione di Paolo Pedrazzoli, in questi giorni trasmes­sa agli iscritti in occasione dell’assemblea annuale.

Un bel giorno il nostro misericordioso legislatore ha ritenuto che i mutuatari non dovessero sottostare all’onere conseguente alla cancellazione dell’ipote­ca a suo tempo iscritta a garanzia del mutuo stipula­to con la banca e ha sancito che la cancellazione di detta ipoteca potesse essere richiesta direttamente in via telematica dalla banca mutuante alla compe­tente Conservatoria, esonerando così il mutuatario da ogni ulteriore spesa al riguardo.

Riconosco onestamente che il compenso previsto per tale atto dalla tariffa notarile allora vigente era del tutto sproporzionato rispetto all’impegno ed alle responsabilità incombenti sul Notaio richiesto per tale prestazione, ma il rimedio adottato resta il classico “taccone peggior del buco” che si intende­va rattoppare.

Infatti per assicurare l’assoluta garanzia di auten­ticità che tale formalità esige, era sufficiente stabi­lire che al Notaio venisse attribuito un compenso onnicomprensivo, ovviamente oltre le anticipazioni inerenti, ad esempio tra i 100,00 ed i 200,00 Euro, sempre beninteso a carico del mutuatario, qualora questi avesse avuto interesse alla formale cancel­lazione dell’ipoteca, che comunque, in assenza di rinnovazione, perime di diritto alla scadenza del ventennio, senza bisogno di introdurre una grave falla al principio di autenticità degli atti nel sistema della pubblicità immobiliare.

Ed ora con ansia attendiamo qualche esperto pirata informatico che via internet si offra, con un mode­sto compenso del 10% del debito residuo del mu­tuo in essere, a provvedere “in proprio” alla can­cellazione dell’ipoteca iscritta, per poter vendere il giorno dopo in santa pace l’immobile già gravato dall’iscrizione, tenendo presente che la cancellazio­ne dell’ipoteca è irreparabile e non c’è santo che possa in un modo o nell’altro, una volta cancellata, farla “risuscitare”, neppure con efficacia “ex nunc”.

E per concludere il bellezza su questo argomento osserviamo ancora che, alla faccia di tutti gli uffici legali delle nostre banche, nessuno si è sinora ac­corto che l’ultima rata del mutuo ventennale rima­ne priva di ogni garanzia reale, in quanto l’ipoteca iscritta – come detto – “perime” con la scadenza del ventennio e quindi proprio il giorno stesso di sca­denza della rata, non potendo l’iscrizione a garanzia essere oggetto di rinnovazione in quanto tale è stata convenuta la sua durata. Se pertanto il mutuatario non paga alla scadenza tale ultima rata, essendo ve­nuta automaticamente meno la garanzia originaria, la banca non ha più alcun mezzo per recuperare il proprio sia pur ormai modesto credito.

Per terminare in bellezza l’argomento fermiamoci ancora sul sistema di tassazione dei trasferimenti di diritti reali attinenti ai beni immobili, fabbricati civili in particolare, che in correlazione alle norme antiriciclaggio è stato completamente rivoluziona­to rispetto al vecchio sistema dell’”accertamento di valore” del diritto trasferito.

Ai miei tempi in un atto notarile di compravendita di diritti immobiliari le parti dichiaravano di aver convenuto un certo corrispettivo, che il più delle volte l’Ufficio del Registro non riteneva congruo e si iniziava così un contenzioso in ordine alla pre­tesa fiscale che si concludeva o con un “concorda­to” a seguito della riduzione da parte dell’Ammi­nistrazione finanziaria del valore preteso o con un contenzioso che poteva anche durare anni prima di giungere ad una definitiva conclusione della prati­ca.

Restava a questo punto fermo il principio che la re­sponsabilità del Notaio in caso di suoi errori restava circoscritta entro l’ammontare del prezzo dichiara­to in atto e l’onorario spettante al Notaio era ovvia­mente riferito a tale importo.

Con il sistema della determinazione del valore im­ponibile in base alla c.d. “valutazione automatica” (rendita catastale moltiplicata per un determinato coefficiente in relazione alla tipologia dell’immo­bile), indipendentemente dal prezzo pagato, da una parte si è eliminato un infinito contenzioso in mate­ria e dall’altra di è ottenuta in tale campo un’effet­tiva trasparenza sulla circolazione del denaro, alla quale il Legislatore giustamente mirava al fine di porre ogni ostacolo possibile alla circolazione del c.d. “denaro sporco” di illecita provenienza.

Con tale sistema si sono indubbiamente raggiunti in tale direzioni degli apprezzabili risultati, ma in definitiva è stato ancora una volta il Notariato a far­ne le spese. Infatti un legislatore misericordioso si è subito premurato di stabilire che gli onorari per tali atti, da commisurarsi in ogni caso sul prezzo dichiarato, venissero ridotti del 30%, per premiare l’acquirente – contribuente costretto a dire la verità.

Il risultato in definitiva è quello che invece di ri­conoscere al Notaio compenso che giustamente gli sarebbe spettato, e che in precedenza gli veni­va sottratto con dichiarazioni di corrispettivi non veritieri, talvolta anche di gran lunga inferiori al prezzo effettivamente convenuto, questo gli viene prontamente decurtato di quasi un/terzo, mentre la sua responsabilità prima commisurata al valore di­chiarata dalle parti, ora si estende al reale valore della convenzione con tutte le conseguenze che ne derivano.

E forse con questo al momento termina la sequela di lamentele che purtroppo non si è mai fatta sentire da chi avrebbe dovuto alzare la voce al riguardo.

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Ed ora, memore dell’insegnamento del prof. Mario Allara, ai tempi mio docente ordinario di diritto pri­vato all’Università di Torino, tentiamo di proporre costruttivamente alcuni dei rimedi che non solo si potrebbero, ma si dovrebbero assolutamente adot­tare per riparare tutti i danni derivanti dagli enun­ciati attacchi dal Legislatore compiuti in un passato più o meno recente nei confronti dell’incontestabile “esclusività” della nostra professione e della pub­blica funzione che ci è delegata dallo Stato.

Ma andiamo per ordine e vediamo uno per uno i rimedi auspicabili, anche se quanto esporrò è, e re­sterà, un sogno irrealizzabile e che in ogni caso pro­vocherebbe indubbiamente l’ “ire funeste” di coloro che, pur non avendo i requisiti occorrenti, hanno beneficiato della scriteriata legislazione emanata in materia, ben sapendo che nessun Ministro della Giustizia avrà il coraggio di innestare la doverosa retromarcia al riguardo.

Il brodo è stato versato e raccoglierlo è purtroppo impresa di cui pochi sono capaci!

VIDIMAZIONE DEI LIBRI CONTABILI:

come detto, un grazie incondizionato al ministro Tremonti per aver eliminato una formalità che con le procedure informatiche oggi risulta del tutto su­perflua ed antieconomica sia per le imprese, sia per i Notai.

NAUTICA DA DIPORTO:

l’abbiamo detto.

L’esigenza di identificare le imbarcazioni a motore con potenza all’elica superiore anche solo a 10 HP è irrinunciabile.

Un pubblico registro del tutto simile a quella adot­tato per i motoveicoli sino a 50 cc. di cilindrata, con competenza prefettizia, risolverebbe ogni pro­blema, con un minimo aggravio per i diportisti e nullo per le Capitanerie di Porto, che hanno ben più importanti incombenze a cui oggi badare.

ASTE GIUDIZIARIE:

Solo il Notaio, quale “delegato” del Giudice dell’e­secuzione, è il pubblico ufficiale legittimato a dare pubblica fede ai verbali relativi allo svolgimento delle procedure, sino a querela di falso.

Quanto verbalizzato da avvocati, dottori com­mercialisti e ragionieri, quali semplici “ausiliari” del giudice, fa fede unicamente solo fino a prova contraria, per cui la tutela della pubblica fede che tali professionisti possono garantire con i loro atti, piaccia o non piaccia, è del tutto relativa, pur dan­do per scontata, ma ovviamente solo “sino a prova contraria”, l’assoluta correttezza di tali delegati.

In secondo luogo la competenza di tali professio­nisti, in particolare in materia urbanistica, di pro­cedure ipotecarie e catastali, e per alcuni anche nel campo del diritto, senza offendere nessuno, dicia­molo chiaramente, non può essere in ogni caso pari a quella che necessariamente deve avere un Notaio.

Al limite a tali professionisti potrebbe essere de­legata a conclusione della procedura, senza alcun aggravio per le parti, in quanto un compenso – quale che sia – per la predisposizione del piano di riparto era in ogni caso previsto ed è comunque dovuto, nonostante la follia della abolizione delle tariffe professionali, dovendosi onestamente ammettere che in materia fallimentare le competenze specifi­che richieste possono non fare parte che del baga­glio culturale del Notariato.

COMPRAVENDITA DI AUTOVEICOLI:

Siamo perfettamente d’accordo che è semplice­mente indecoroso che un Notaio si “abbrutisca” a limitare la sua attività a questo campo, come in qualche caso una volta purtroppo avveniva, e che l’autentica delle vendite dei motocicli e degli auto­veicoli nuovi di fabbrica sia assolutamente super­flua, essendo più che sufficiente che i rappresentan­ti delle ditte venditrici depositino la propria firma autenticata dal Notaio o dallo stesso Conservatore del registro, presso gli Uffici competenti ma, sia la vendita con contestuale concessione di ipoteca a garanzia del pagamento dilazionato del prezzo per gli veicoli nuovi di fabbrica, sia la vendita dei vei­coli usati esigono in ogni caso l’attestazione della autenticità delle firme delle parti interessate, vendi­tore e compratore messi insieme.

Ed a ciò devono poter provvedere unicamente dei Pubblici Ufficiali, quali appunto il Conservatore del P.R.A. competente, i Notai e, volendo, i Segre­tari Comunali per facilitare l’esistenza ai residenti nei piccoli comuni, magari distanti vari chilometri dalla prima sede notarile accessibile per l’adempi­mento di tale formalità, senza obbligare tutti gli in­teressati a recarsi presso l’ufficio del P.R.A. o di un Notaio nel capoluogo della relativa Provincia.

Un equo compenso adeguato a tale prestazione, anche a favore dell’ufficio del P.R.A., non man­derebbe in malora l’acquirente e un semplice ade­guamento del sistema informatico del P.R.A. con­sentirebbe inoltre finalmente di individuare in un istante qualche centinaio di prestanome della cri­minalità organizzata, o anche di persone del tutto ignare, che risultano intestatarie di decine, o anche di centinaia, di autoveicoli, evidentemente non per “uso personale”, con conseguente segnalazione di tali anomalie alla Guardia di Finanza ed alle Procu­re della Repubblica competenti per territorio per le conseguenti indagini del caso.

Stante la modicità dei compensi applicabili in mate­ria, il Notariato ci guadagnerebbe ben poco, dando però un notevole contributo alla sicurezza pubblica, e non solo.

SOPPRESSIONE DELLE TARIFFE PROFES­SIONALI E LIBERTÀ DI CONCORRENZA:

I governi Bersani e Monti possono insieme andare orgogliosi per essere riusciti in un modo e nell’altro a screditare il prestigio di tutte le libere professioni, favorendo quei professionisti meno preparati, che con compensi “stracciati” ed altri più o meno de­corsi espedienti pubblicitari riescono ad assicurarsi una clientela ignara ed incapace di valutare i disa­stri che possono provocare.

In particolare – l’abbiamo detto – il Notariato svolge un pubblico servizio che deve essere regolamentato anche sotto l’aspetto tariffario. Una tariffa simile a quella approvata dal Consiglio Nazionale del Nota­riato nell’ormai lontano 2001, con qualche ritocco e con un indispensabile adeguamento in funzione del diminuito poter di acquisto della moneta, do­vuto sia alla svalutazione nel frattempo seppur in misura limitata, intervenuta, sia per l’indiscutibil­mente dimezzato potere di acquisto della moneta determinatosi in Italia a seguito della introduzione dell’Euro, sia per il conseguente aumento delle re­tribuzioni dei nostri dipendenti ai quali sono oggi oltre tutto richieste delle particolari competenze, è essenziale per stabilire il dovuto compenso per la pubblica funzione che caratterizza la nostra profes­sione, compenso che deve esse certo ed eguale per tutti.

Il principio della libertà di concorrenza in tale cam­po non è applicabile e per salvaguardarlo si potrà solo ammettere che l’applicazione del c.d. “articolo 30” della nostra tariffa professionale al tempo vi­gente, possa avvenire sia senza limiti, sia disappli­candolo del tutto ad insindacabile discrezione del Notaio, salvo l’intervento del Consiglio notarile quando il compenso richiesto risulti sproporziona­to nel più o nel meno rispetto all’importanza, alla complessità ed all’impegno occorsi per il buon esi­to dell’incarico.

REVISIONE DELLA TABELLA DELLE SEDI NOTARILI: Arriviamo all’ultimo scottante argo­mento in argomento.

I soloni dell’ “Antitrust” dovrebbero in primo luogo tenere conto delle responsabilità e dei rischi incom­benti sui Notai e così vediamo se è davvero fondato il luogo comune che “i Notai guadagnano troppo”.

Prendiamo un momento in considerazione un dato inconfutabile: nell’anno 2015 il reddito medio, al lordo delle imposte relative, dei Notai italiani ri­sulta essere stato di Euro 244.000,00, che al net­to degli oneri fiscali conseguenti (I.Re.F. e relative addizionali; Imposta di bollo sui depositi bancari, che sui Notai grava pesantemente a causa del rile­vante movimento di denaro non loro, connesso alla specificità della loro professione; imposta I.M.U. relativa allo studio, il più delle volte di proprietà) e di ogni altro onere non fiscalmente rilevante che li grava – vedasi ad esempio l’irrisoria e derisoria de­trazione del 20% delle spese inerenti all’utilizzo di un indispensabile autoveicolo – è in definitiva pari a non più della metà della cifra sopra indicata, vale a dire non più di circa 10.000,00 Euro mensili.

Tale introito è indiscutibilmente di tutto rispetto, ma in primo luogo ci si deve ricordare che, salvi i “benéfici” effetti conseguenti all’abolizione delle tariffe professionali, i Notai sono gli unici profes­sionisti per i quali l’evasione di anche solo pochi Euro dei compensi riscossi in precedenza compor­tava in primo luogo dei rischi imprevedibili sotto l’aspetto fiscale, in quanto nessuna prestazione del­la nostra professione è per più di un motivo occul­tabile al fisco.

In secondo luogo occorre tenere ben presente – come ripetutamente accennato – le responsabilità che la nostra professione comporta; le difficoltà della stes­sa; il fatto che, nella migliore delle ipotesi, notai si diventa a trent’anni compiuti e prima di tale soglia si può tranquillamente dire che “a far pratica” non si guadagna un Euro o quasi; che all’inizio dell’e­sercizio della professione, ad eccezione di pochi fortunati, o perchè congiunti di un notaio in eser­cizio, o perchè piazzati nelle primissime posizioni della graduatoria del concorso, si ha la possibilità di richiedere ed ottenere in prima nomina l’assegna­zione di una sede discretamente produttiva, mentre nella maggioranza dei casi ci si deve accontentare di essere assegnati ad una sede rurale scarsamente redditizia o peggio ad essere costretti ad aprire lo studio in alcune grandi città dove le sedi scoperte abbondano in quanto superflue, Torino in primis, grazie folle revisione tabellare, tuttora inspiegabil­mente a sua volta non revisionata, imposta dal mai abbastanza denigrato on. Oronzo Reale ai tempi in cui abbiamo avuto la disgrazia di averlo avuto qua­le ministro della giustizia.

Ne consegue che un reddito professionale “medio”, quale quello sopra indicato non è affatto scandalo­so, specie se messo a confronto con quello “reale” di professionisti operanti in altri campi.

Inoltre, come già detto, ricordiamoci che la statisti­ca è quella che è, per cui nel caso specifico tra i cir­ca 6.000 Notai oggi in esercizio ve ne è certamente un 10% che percepiscono un reddito professionale anche non di poco superiore alla media sopra indi­cata, ma automaticamente ne deriva che per i re­stanti 5.400 il loro reddito netto è in definitiva ben inferiore.

Così, se per consentire, a detta dell’ “Antitrust”, la più ampia libertà di concorrenza anche nell’eserci­zio della nostra professione, si dovesse addivenire ad un raddoppio delle sedi, vediamo cosa nella re­altà accadrebbe.

In primo luogo non dimentichiamoci che la con­correnza si fa dove si può e si deve fare: mettere a disposizione di una popolazione un servizio ecce­dente le proprie necessità è inutile, antieconomico e determina irrimediabilmente solo lo scadimento del servizio stesso.

Una tabella che preveda sic et simpliciter una sede notarile ogni 5.000 abitanti significa che il reddito lordo medio di ciascun Notaio da 244.000,00 Euro si ridurrebbe, oggi come oggi, sempre in media, a 122.000,00 Euro, che al netto degli oneri sopra in­dicati si riduce sì e no a 60.000,00 Euro netti an­nui, pari a circa, poco più o poco meno, di 5.000,00 Euro mensili.

E qui incomincia a sorgere spontanea la domanda: “chi me lo fa fare?”.

In secondo luogo, tenuto conto:

– che – come abbiamo detto nel precedente scritto e che qui vogliamo confermare – il concorso no­tarile, con tutta la buona volontà, dovendosi evi­tare in ogni caso che il successivo si accavalli sul precedente, col risultato che più di un partecipante possa risultare vincitore nel primo concorso e poi, quando già entrato in esercizio, vedersi bocciato nel secondo (!), come in passato già accaduto più di una volta, non può per i tempi che necessariamente richiede il suo espletamento essere indetto che con cadenza biennale, checchè ne dica la legge;

– che ad ogni concorso partecipano circa 2.500 con­correnti e che idonei ne risultano nella migliore del­le ipotesi non più del 10%;

– che non si può e non si deve attenuare la rigorosità sinora perseguita, sia pur già con qualche pericolo­sa eccezione, tanto più che purtroppo nelle ultime generazioni si rileva una non indifferente carenza di preparazione in più di uno dei concorrenti dichiarati idonei, fors’anche dovuta al fatto che alla facoltà di giurisprudenza oggi possono accedere tutti i diplo­mati degli istituti superiori di qualsiasi indirizzo, che ovviamente non possono avere quella cultura umanistica, indispensabile al riguardo, che deriva da un liceo, in particolare se classico;

– che in ogni biennio si determina mediamente oggi un avvicendamento di poco più o poco meno di 150/200 posti, conseguenti a decessi o a pensiona­menti dei Notai in esercizio;

– che con l’attuazione di tale proposta, la Cassa del Notariato sarebbe destinata inesorabilmente dell’arco di due o tre decenni al fallimento, avendo dato fondo a tutte le sue riserve saggiamente accu­mulate in un secolo di vita a causa degli assegni di integrazione che dovrà erogare a qualche migliaio di iscritti che non riescono a mettere insieme quel minimo di onorari oggi previsto ed alla insostenibi­lità del bilancio attuariale conseguente al futuro nu­mero dei notai che avranno diritto a pensione, non compensato da alcun aumento dei contributi pre­videnziale versati dai Notai in esercizio, in quanto l’aumento dei posti notarili non comporta alcun au­mento di richiesta del servizio, che i Notai oggi in esercizio riescono comunque a garantire in modo più che soddisfacente;

– che in certe zone d’Italia, con tutto il rispetto dell’Aspromonte, della Barbagia e dei territori in particolare della catena appenninica, un Notaio ogni 5.000 abitanti significa un “mendicante” in più per ogni nuova sede istituita – e si sa anche che ….. “la necessità fa l’uomo ladro”.

Ne discende che il numero delle sedi deve essere rigorosamente determinato solo in funzione dell’e­conomia della zona di competenza, e quindi anche del numero delle società iscritte nei registri delle imprese della C.C.I.A. provinciali, mentre assume­re a parametro unicamente il numero degli abitanti è un’inaccettabile autentica idiozia.

Detto ciò senza mezzi termini, si tenga poi presente che, per poter immettere in esercizio 6.000 nuovi notai a copertura delle nuove sedi previste, occor­rerebbe bandire un concorso al quale partecipino, mantenendo il doveroso attuale rigore, non meno di 50.000 iscritti, ovvero dichiarare per un paio di concorsi idonei tutti i partecipanti, che – come detto – normalmente oscillano tra i 2.000 ed i 3.000 per ogni sessione, col risultato che nella maggioranza dei notai così nominati la presenza dei testimoni all’atto si renderà necessaria non perchè una parte è incapace di leggere o di scrivere, ma perchè in tale impossibilità si troverà senza scampo proprio il notaio rogante!.

E ancora, stante la situazione in atto, il Consiglio Nazionale del Notariato deve senza indugi adope­rarsi ad elaborare i dati rilevabili dai grafici predi­sposti con riferimento al 2015, anche per i succes­sivi anni 2016 e 2017 e di conseguenza un progetto di approfondita revisione della attuale tabella delle sedi, impostata su alcuni principi guida fondamen­tali, prescindendo dal numero degli abitanti in cia­scun Distretto e basandosi sulla media degli onora­ri percepiti da ogni singolo Notaio nelle rispettive sedi, facendo in modo che tale media risulti in ogni caso di un importo accettabile, tenendo però con­to che nei grandi centri possono e devono esistere anche alcuni Notai con introiti entro ragionevoli li­miti superiori a tale media, per poter sostenere sia le maggiori spese di studio, anche dovute per re­munerare adeguatamente l’indispensabile persona­le qualificato a svolgere un lavoro particolarmente impegnativo e difficile, nonchè le responsabilità che ne derivano.

A questo punto con dati attendibili, assolutamente obiettivi e motivati, si potrà non solo richiedere, ma pretendere, che il Ministero proceda ad una oculata e ad un tempo incisiva revisione della tabella delle sedi, aumentandole adeguatamente nei pochi Di­stretti più “ricchi”; sopprimendole in quelli meno fortunati e conseguentemente addivenendo alla riu­nione dei Distretti tra loro limitrofi, che risultino di conseguenza – supponiamo – con meno di TRENTA posti in tabella, onde garantire ad un tempo un’ade­guata redditività ad ogni sede ed una indispensabile funzionalità dei Consigli notarili.

Nel contempo si dovrà provvedere ad una radica­le revisione dell’attuale sistema di determinazione dei contributi dovuti alla Cassa, alla quale devono essere assicurati i mezzi finanziari occorrenti per il puntuale adempimento dei suoi compiti istituziona­li e ad un tempo assicurando agli Archivi notarili gli introiti occorrenti per garantire il loro indispen­sabile puntuale funzionamento, prevedendo l’iscri­zione obbligatoria a repertorio e la conservazione oggi non prevista degli originali di tutte le scritture private autenticate e soggette a registrazione, dei verbali attinenti alle vendite giudiziarie ai Notai de­legate e dei decreti di aggiudicazione che, benchè esecutivi solo con la controfirma del giudice dele­gato, sono pur sempre espressione dell’attività del notaio delegato.

Si tratta indiscutibilmente di un compito decisa­mente impegnativo, ma pur sempre possibile, e nel contempo si potrà anche pretendere, in relazione alla funzione pubblica esplicata dai Notai, che sia nuovamente imposta un’adeguata tariffa professio­nale vincolante, che ponga fine al caos oggi conse­guentemente determinatosi in questo campo, adot­tando i provvedimenti normativi indispensabili per porre fine a certe forme spregiudicate ed indecorose di concorrenza e di pubblicità, che purtroppo non pochi colleghi non hanno esitato a porre in atto per procurarsi una clientela totalmente sprovveduta, che viene attratta da tali indecorosi comportamenti.

A fronte di tali prospettive è evidente che il nuo­vo Governo dovrà farsi carico del problema, non solo con riferimento alle disposizioni in questa di­rezione già previste dalla “Legge di stabilità 2018”, ma sconfessando incondizionatamente le aberranti conclusioni alle quali si è oggi giunti, affidando la gestione e l’organizzazione territoriale del servizio notarile, senza interferenze di terzi incompetenti, in esclusiva al Ministero della Giustizia ed al Consi­glio Nazionale del Notariato, quali soli possibili e documentati conoscitori della struttura e del funzio­namento di una istituzione che tutto il mondo – non solo l’Europa – ci invidia e che è in grado di assicu­rare al traffico giuridico l’inderogabile sicurezza e certezza necessarie.

Ed ora vediamo se i nuovi reggitori della nostra pur sempre bella Italia comprenderanno le necessità ed oseranno rimediare a quanto sconsideratamente fat­to da alcuni loro predecessori, adottando gli indi­spensabili provvedimenti per conseguire i risultati che qui auspichiamo a salvaguardia di un’istituzio­ne che sinora ha dato un’inconfutabile prova delle proprie capacità e delle proprie responsabilità eser­citate nell’esclusivo interesse della collettività.

Ciò pertanto significa che l’attuale Consiglio na­zionale dovrà avere finalmente il coraggio di farsi carico senza ulteriori indugi in ogni sede delle ini­ziative al riguardo occorrenti, facendo sentire senza timori chiara e forte la propria voce, scuotendosi da quel torpore nel quale sembra essersi lasciato da un po’ di anni invischiare.

Giovanni Fulcheris

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