Nelle scorse settimane è andato in onda l’annuale spettacolo che accompagna ogni concorso notarile.
Mi riferisco ai tempi di attesa della dettatura dei temi.
Rilevo che è storicamente dimostrato che la commissione esaminatrice non è in grado di formulare i temi sui quali si dovrà svolgere la prova, prima della tarda o tardissima mattinata.
Tutti sappiamo qual è la procedura, opportunamente diretta ad evitare la prematura divulgazione delle tracce: la commissione esaminatrice è chiamata a formulare i temi da proporre ai candidati nella stessa mattinata in cui questi sono chiamati a svolgerli. E non si tratta di un solo tema, bensì di tre tra i quali, in aula, ne viene sorteggiato uno da parte dei candidati medesimi.
Poiché l’ingresso in aula dei candidati è fissato per le 8,30 del mattino, è evidente che o la commissione si riunisce in ore antelucane o difficilmente le tracce dei temi possono essere pronte per l’orario di ingresso dei candidati, con la conseguenza che questi restano incarcerati in aula, soggetti ad inquinamento ambientale, per via di tante persone che respirando producono anidride carbonica, ed acustico per effetto del continuo vociare; e questa situazione si protrae per ore cosicché, quando finalmente il tema viene dettato, il meglio delle energie se ne è andato nello sforzo di reggere la tensione determinata dall’incombenza di una difficile prova, in vista della quale i candidati hanno profuso per anni le loro migliori energie fisiche e mentali e le famiglie quelle economiche ed alla quale gli uni e le altre hanno affidato le speranze future; con il risultato che la prova, che dovrebbe dimostrare solo una preparazione giuridica, diventa, prima ancora, come giustamente ha osservato, in una precedente occasione, il collega Re “una prova sportiva” introducendo un elemento (la resistenza atletica e psicologica) capace di influire sul risultato, con il quale non ha nulla a che vedere.
Tutto questo, probabilmente, potrebbe costituire materia di denunzia dello Stato Italiano alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, con l’accusa di tortura psicologica.
L’ultimo concorso non ha fatto eccezione.
Ma almeno una eccezione c’è stata, quella della commissione Brancaccio, nella prima metà degli anni ottanta, la quale aveva già predisposte le tracce dei temi, prima che i candidati avessero preso posto in aula.
Ma in quel caso la commissione si riunì in ore antelucane, appunto, precettata dal suo Presidente che, con mano ferma, diresse i lavori di redazione delle tracce impedendo qualsiasi perdita di tempo.
Se una volta l’impresa è riuscita vuol dire che può riuscire sempre, se c’è rispetto per i candidati, impegno e buona volontà.
Allora io avanzo due proposte: una soft ed una hard:
La prima: visto che è provato che non si riesce a dettare il tema prima della tarda mattinata, si posticipi l’ora dell’ingresso dei candidati.
Io non so dove è scritta la fatidica ora delle 8,30 e non me ne preoccupo nemmeno, visto che non è scritta né nella Costituzione Italiana, né nella Carta dei Diritti dell’Uomo.
Se dipende dal ministero che bandisce il concorso, provveda il ministero, se dipende da una legge, si modifichi la legge, ma si faccia qualcosa che oltre tutto non costa nulla (ma, come spesso succede, le modifiche, e di proposito non adopero l’abusato termine “riforme”, che non costano nulla non vengono prese in considerazione).
La seconda: si stabilisca un termine massimo, con decorrenza dall’ora fissata per l’ingresso dei candidati, entro cui il tema deve essere dettato, superato il quale le prove vengano rinviate a nuova data e la commissione venga chiamata a risarcire il danno erariale.
E non è neanche detto che le due proposte debbano essere alternative.
Sono un ingenuo a ritenere che si possa trovare una soluzione a questo problema? Probabilmente si.
M. Giuliano